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Transizione energetica: uno studio sulle nazioni virtuose o meno

“Perché le nazioni sono in testa o in ritardo nelle transizioni energetiche” è il titolo (tradotto in italiano) di uno studio realizzato per Science da un gruppo di ricercatori delle università di Berkeley, Toronto, Londra, Twente. In poche parole si è cercato di rispondere alla questione della maggiore efficienza di alcune nazioni rispetto ad altre sulla questione della transizione energetica.
La risposta è molto chiara: dipende dal funzionamento delle istituzioni pubbliche più che da disponibilità economiche ed energetiche. Ciò significa che grande responsabilità è della politica di ciascun paese: dove il sistema decisionale riesce ad agire con efficacia ed efficienza il processo avanza rapido, dove non avviene si muove con molta più lentezza.
Uscire dalla crisi energetica e dalle problematiche climatiche, indica lo studio, avviene se gli Stati hanno il coraggio di percorrere con coerenza la strada, sovente all’inizio costosa e difficile, della disincentivazione all’uso, per esempio, dei carburanti fossili. Bisogna tenere presente che non è solo un problema di opinione pubblica: tali scelte impongono elevati costi iniziali di investimento per il ricambio tecnologico. In molti casi, bisogna riconvertire interi settori industriali, con tutti i rischi connessi come la perdita di posti di lavoro e necessità di riconversioni rapide.
Le nazioni che finora hanno avuto più successo nella transizione energetica, sottolinea il principale autore della ricerca, Jonas Meckling, sono quelle che hanno creato delle istituzioni indipendenti (agenzie governative, ad esempio) che hanno aiutato a “mettere al riparo” i politici dalle pressioni di cittadini e lobbisti e ad assorbire i costi della transizione.
Inoltre, quei Paesi hanno compensato, dal punto di vista economico, determinate categorie di cittadini e imprese per gli extra costi associati alle politiche green.
Tra le nazioni più virtuose lo studio ne presenta due: la California che, grazie al California Air Resources Board (CARB), entità governativa relativamente autonoma, è riuscita a ottenere risultati rapidi; e la Germania, con il suo sistema di compensazioni finanziarie messo in piedi al fine di chiudere progressivamente le centrali a carbone e far decollare nuove filiere industriali più pulite, come la produzione di idrogeno, le rinnovabili e i sistemi di accumulo energetico.

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